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Return: Human Roots

Report: Return: Human Roots - Luglio

 

 

 

Return: Human Roots si è voluta porre come una mostra flash nell’ottica di un evento che valorizzasse le radici dell’uomo e della cultura, liberando vitalità e passione al fine di far sbocciare da tali radici opportunità di fruizione dell’arte.


Il direttore di EUnity, dopo aver assistito alla prima edizione del RadiciFest, è rimasto positivamente colpito dall’operato dell’associazione Zero Zero Live. La prima edizione del festival, infatti, ha registrato un numero altissimo di presenze (circa tremila), raggiungendo un grande successo di pubblico e forte approvazione da parte degli abitati di Casertavecchia; dato quindi tale sviluppo EUnity ha voluto prender parte alla manifestazione.

L’attenzione di EUnity si è focalizzata sull’importanza di aumentare l’offerta artistica, fornendo spazi a quanti più artisti possibili al fine di prendere parte all’iniziativa se ritenuti meritevoli o adatti, offrendo loro sia una vetrina che un’opportunità. Dopo un primo sopralluogo e una prima valutazione del borgo coi membri di ZZL e della Pro Loco di Casertavecchia, si è proceduto a stilare una prima bozza operativa in merito alla mostra: la location da usare è stata la Chiesa dell’Annunziata, la prima chiesa dopo il borgo, piuttosto centrale e restaurata da qualche anno; oltre questa location è stata poi affidata ad EUnity l’abbellimento della via dell’Annunziata e di un’altra strada sulle quali sarebbe stato possibile svolgere anche estemporanee.

 

La mostra ha beneficiato della collaborazione di Arteide e dell’OCPG di Salerno, coi quali aveva già collaborato in precedenza. In particolare l’OCPG, nella figura di Pasqualina Pannone, ha segnalato alcuni artisti coi quali l’osservatorio aveva già collaborato, persone attive sul territorio; Arteide invece in quanto co-promotore dell’iniziativa ha contribuito diffusione di questa sulla propria pagina facebook e ha fornito alcuni artisti che hanno partecipato con opere fuori concorso, facenti parte del proprio catalogo, da loro recentemente stilato.

Il concorso al fine di accedere alla mostra è stato organizzato creando bando e scheda di partecipazione e dandone quanta più diffusione possibile. Le tipologie previste sono state pittura e fotografia, le quali avrebbero dovuto rispettare però alcuni criteri qual: dimensioni, rispetto della sacralità del luogo e attinenza al tema del ritorno alle radici; sono stati quindi scelti quattro giudici dal direttore di EUnity (il direttore, la curatrice della mostra, una esperta di arte, un membro di Arteide) e sono stati sanciti i criteri entro i quali le opere sarebbero state giudicate, oltre che una serie di bonus oggettivi aventi a che fare con la vicinanza col territorio (per incentivare la partecipazione di persone dalla zona), ricco curriculum artistico (per avere opere di qualità) e giovane età (dai diciotto ai venticinque anni). La pubblicazione delle graduatorie e la presenza di tali informazioni nei bandi ha permesso di rispettare i fattori di trasparenza che EUnity si pone nel suo operato.

Trai dieci slot disponibili EUnity e Arteide hanno deciso di conferire due posti onorari ad artisti che si erano distinti particolarmente in precedenti iniziative affidandoli a Patrizia Di Gennaro e Pasquale Scognamiglio, mentre uno solo dei quadri selezionati, non ha potuto prender parte alla mostra su parere del prete (il quale ha avuto l’ultima parola al fine di non ledere la sacralità del luogo).

Si sono verificati sporadici episodi di pressioni sull’organizzazione al fine di bypassare il regolamento o le disposizione prese al fine di permettere a qualche artista di partecipare.

 

L’allestimento della mostra ha avuto il via il giorno prima dell’inizio della manifestazione, coinvolgendo Anna Teresa Alfieri nelle funzioni di curatrice/allestitrice, in virtù delle proprie conoscenze in campo estetico/architettonico e nel design. I fattori guida nelle scelte di allestimento hanno riguardato la possibilità di colpire lo spettatore, il buon uso connesso al risparmio e in ultimo innovatività.

EUnity per la via dell’Annunziata e altre parti ad essa assegnate ha provveduto a fornire dei nastri colorati (bianchi e azzurri così da riflettere il proprio colore) da apporre in cima alle strade, un contributo semplice ma di impatto, aggiungendo sotto il campanile del Duomo di Casertavecchia un origami di grandi dimensioni rappresentante una stella dorata che ondeggiando nel vento con altre stelle dava l’idea di un sistema solare, per simboleggiare come il sole sia la radice primaria.

Il contributo dei volontari della Pro Loco è stato fondamentale al fine di riuscire nell’operazione di abbellimento.

 

Per l’estemporanea, ci si è concentrati su un problema importante da risolvere, ovvero la mancanza dei collegamenti tra i performers delle aree principali del festival e quelli di arie relativamente più periferiche, problema verificatosi nella prima edizione. Tale mancanza tendeva a isolare artisti non vicini impedendo non solo la visione ai turisti delle loro esibizione, ma anche di visitare parti del borgo meno centrali, permettendo anche di diminuire la pericolosità della presenza di un numero così elevato di persone in strade medievali per via della strettezza di queste. Per far fronte a questa situazione, EUnity si è impegnata a contattare e reclutare artisti interessata, riuscendo a disporli come pivot nel tentativo di creare una vera e propria “strada dell’arte”, tale gruppo è stato nominato KOLLETTIVA EUNITY; a causa però della mancanza di illuminazione che si è verificata e del transito sporadico di piccole vetture (peraltro non prevista), che ne hanno minato la sicurezza si è deciso di esporre nella principale via dell’Annunziata.

 

Nei due giorni si sono quindi messe in atto operazioni di guerrilla marketing per Arteide/EUnity, si è presentato il libro della scrittrice Giovanna Paolino “Chiedi la Luna”, si sono fatte visite guidate gratuite per la mostra.


Il secondo giorno inoltre si è provveduto a mettere in atto altre misure di correzione relativamente a quanto si era percepito e raccolto fino a quel punto, modificando alcuni punti dell’allestimento, aggiungendo mediante stereo musica soft-classica, con interventi che fossero sempre rispettosi del luogo, ottenendo ancora più persone.

 

 

GLI ARTISTI

Il numero degli artisti coinvolti sono stati in tutto venticinque con dieci posti disponibili. Di questi diversi hanno ritirato la propria candidatura a causa di problemi personali e sono stati esclusi dalla graduatoria finale la quale è stata pubblicata regolarmente sul sito internet.

Una sola delle opere non ha ricevuto l’approvazione del prete per poter essere esposta e quindi è stata rimossa.


Gli artisti che non sono riusciti a partecipare hanno dimostrato ad ogni modo una grande comprensione e hanno preso parte all’estemporanea. Il secondo giorno in particolare è stato concesso anche ad un’altra opera di essere esposta all’interno della chiesa in quanto sia il direttore che l’allestitrice della mostra hanno ritenuto giusto consentire l’uso di uno spazio libero per offrire visibilità se possibile.

 

Le opere non in concorso fornite da Arteide come installazioni e sculture soprattutto hanno poi arricchito quanto già presente con la mano di artisti già esperti nel proprio campo, creando un buon contrasto tra la bidimensionalità della pittura-fotografia e la tridimensionalità di queste altre.

Altri due artisti invece hanno contribuito mediante opere in ceramica e abiti a fornire delle opere d’arte più di stampo artigianale.

 

Artisti partecipanti Mostra-Estemporanea

Daniela Colonna

Francesca Salvati

Giuseppe Giannini

Giuseppina Cioffi

Ivan Resciniti

Livia Rescigno

Maria Elena Pedalino

Maria Saggese

Pasquale Cerreto

 

Artisti con accesso di diritto

Pasquale Scognamiglio

Patrizia Di Gennaro


Artisti fuori concorso partecipanti alla mostra

Giovanna Gambacorta

Karem Lamardo

Maria Teresa Sabatiello

Marika La Montagna

Oreste Plazza

Palmina Turboli

 

PUBBLICO, COMMENTI, COSTI

Il pubblico raggiunto dalla mostra è stato stimato tra le mille e le duemila persone, cifra possibile considerate le stime ufficiali dell’evento RadiciFest che si avvicinano alle seimila persone partecipanti; i visitatori hanno reagito molto positivamente alla mostra, stando sia ai dialoghi intrattenuti che alle impressioni registrate mediante un quadernino. Alcuni commenti hanno poi richiesto una maggiore illuminazione delle opere per garantirne una migliore visione.


I costi di allestimento della sola mostra sono stati pari a novanta euro. Un buon risultato per il numero di persone raggiunte.

 

RIVITALIZZAZIONE ATTRAVERSO CULTURA E FREE RIDING

Il festival alla sua seconda edizione è risultato capace di espandersi, dimostrandosi un’occasione importante all’interno della rivalutazione dei luoghi di cultura mediante attività collaterali come festival organizzati da una molteplicità di associazioni, enti e artisti. La chiave di volta di tale organizzazione ad ogni modo è quella di cercare la maggior collaborazione e integrazione possibile e limitare se non punire il free riding.

A proposito di free riding, inoltre, si sono verificati diversi casi in cui taluni ristoratori che dapprima avevano offerto la loro collaborazione hanno poi ritirato il loro interesse nella partecipazione, garantendosi quindi tutti i benefici che il festival avrebbe offerto loro senza perdere nulla; oltre a tale comportamento è stato rilevato come la qualità del cibo offerto (in maniera per altro non gratuita) sia stato in numerosi casi di inferiore (non freschissimo, in porzioni minori o in altri casi scadente) rispetto a quello servito ai normali clienti, per non parlare dei tempi decisamente più lunghi. Sebbene gli artisti, infatti, rappresentassero un vero e proprio esercito (e quindi complicato da sfamare), è anche vero che è stato proprio quell’esercito a far marciare l’organizzazione e a riempire di vita il borgo medievale.

 

REPORT DELLA CURATRICE DELLA MOSTRA - ANNA TERESA ALFIERI

Attraverso il progetto europeo EUnity, si è riusciti a mettere in campo una mostra d’arte e fotografia che all’interno di una cornice quale quella del Radici Fest ha avuto lo scopo di rappresentare la parte teorica del tema “ritorno alle radici”. Un’esposizione alquanto bizzarra e paradossale se si pensa al luogo in cui è stata ospitata, ma che è risultata poi interessante e gradevole agli occhi degli organizzatori e dei visitatori.

Ad ogni modo ricorrono sempre dei punti negativi e positivi nel mettere su un evento simile, in questo caso non è stata cosa da poco se si pensa alle possibilità e alle risorse che messe a disposizione. Infatti, i punti di partenza erano i seguenti:

 

 

  • Un ambiente ostile ad accoglierci: poca collaborazione da parte degli abitanti del borgo se non da parte della pro loco;

  • Un luogo sacro ad ospitare la mostra (e questo ha causato non pochi problemi nella scelta delle opere da poter presentare con conseguenti ripercussioni sull’allestimento della mostra stessa);

  • Opere troppo diverse tra loro per forma, stile e colori;

  •  Artisti dal carattere forte e spiccato attenti a tutti i particolari.

 

Operare in un luogo sacro e di interesse architettonico all’interno di un borgo in cui la stragrande maggioranza dei residenti risulta poco interessato ad accogliere nuove iniziative significa letteralmente non poter mettere neanche un chiodo al muro senza esser guardati con sospetto. Un’ulteriore difficoltà si è ripresentata nel momento in cui, per affiggere i quadri, era necessario adattarsi ai chiodini già presenti per evitare di farne di nuovi e rovinarne conseguentemente le pareti.

Inoltre, sebbene fosse la chiesa fosse stata messa a disposizione nessuno si è preoccupato di sgomberarla degli arredi mobili che conteneva prima del nostro arrivo, per cui molti di questi arredi, (tra cui le panche, un tavolo e un piedistallo per statue), sono diventati forzatamente parte del progetto di allestimento seppur non previsti: la chiesa è come abbandonata a sé stessa.

 

 

Il progetto di allestimento è nato dopo un accurato sopralluogo e rilievi metrici e fotografici effettuati circa un mese prima della mostra, mentre la preparazione ha visto inizio un giorno prima dell’apertura. Tralasciando le varie difficoltà esterne affrontate da EUnity, resta il fatto che la vera scommessa era quella di riuscire ad amalgamare in uno stesso sistema opere di tipo bidimensionale, quali dipinti e scatti, con opere di tipo tridimensionali, come sculture a tutto tondo, dando contemporaneamente una giusta ed equa visibilità ad ogni artista.

Innanzitutto sono state ripulite le pareti e l’altare; successivamente c’è stato bisogno di pulire il pavimento e concentrare le panche al centro della navata fino a formare delle lunghe sedute poste di fronte al tavolo dei relatori che avrebbero partecipato al convegno. A partire dalla parete sinistra sono state sistemate le opere in ordine cromatico che andava da una scala di grigi fino al riempimento di colore. Avendo scelto tale parametro di sistemazione delle opere, bisognava stabilire l’ordine dei dipinti con quello delle fotografie, attenendosi però ai chiodini già presenti. Il risultato è che si andavano a creare degli spazi vuoti. Per evitare un senso di horror vacui ci si è serviti di abiti sartoriali come testimonianza del “ritorno” all’ artigianato, come forma d’arte appunto; a prima vista le opere risultavano posizionate troppo in alto rispetto all’altezza occhi lasciando al di sotto degli spazi vuoti ingiustificati. Per ovviare quest’ultimi sono stati riempiti con dei rami secchi che simulavano la salita delle radici inaspettatamente dal basso verso l’alto come a sottolineare il carattere alternativo del progetto. Ai piedi delle opere, lungo il corridoio, sono state posizionate delle candele poggiate in vasetti di vetro contenenti della ghiaia e decorati con nastri blu e rossi per richiamare i colori della locandina della mostra e che di fatto sono servite a creare un’atmosfera suggestiva ed un percorso olfattivo poiché erano profumate all’arancia (fragranza che attira l’attenzione), inoltre sono servite anche a creare una barriera per i più curiosi che spesso erano tentati a toccare le opere.

Dinanzi all’altare, come già detto, è stato posizionato il tavolo, che inizialmente doveva servire per i relatori del dibattito culturale, ma successivamente, avendo ritenuto più opportuno colloquiare direttamente con le persone anziché mettere in campo un intervento più di carattere classico, ci siamo serviti di quest’ultimo per l’esposizione di vasi artigianali sempre nel tema del ritorno alle origini. Alle spalle del tavolo, posizionato esattamente sulla parete di fondo dell’abside, faceva da padrone un grande stendardo rappresentante la locandina della mostra, dalle dimensioni 1x4 m, che dominava la scena appena si entrava in chiesa ma al contempo serviva per immergere i visitatori nel tema che avrebbero affrontato durante la loro visita. Un altro di questi stendardi era stato previsto al di fuori dell’arco d’ ingresso del portico e che per mancata organizzazione e disponibilità da parte degli abitanti del borgo, come suddetto, non è stato possibile esporre.

Ritornando all’interno, agli angoli della navata sono state posizionate le sculture a tutto tondo per dare loro la possibilità di essere osservate su tutte le facce, senza però intralciare il cammino degli altri visitatori. Il percorso si chiudeva con due tavoli circolari in ferro appartenenti all’arredo della chiesa e che abbiamo dovuto integrare nel progetto, servendocene uno come appoggio dei bigliettini da visita degli artisti e di contenitori trasparenti contenenti candele galleggianti e petali di rose, l’altro invece è servito a sostenere il contenitore trasparente utilizzato per la raccolta fondi. Al di fuori, sulle cancellate d’ingresso, sono state posizionate le locandine di presentazione del progetto della mostra e di altre associazioni-enti che hanno collaborato o di altri eventi in cantiere (Altofest, Mostra Les Femmes Modigliani e mostra Andy Warhol in the City presso Napoli).

Così sistemata la mostra ha avuto molto successo la prima giornata raccogliendo svariati commenti positivi. Trai suggerimenti si chiedeva di inserire più luce al fine di valorizzare le opere singolarmente, purtroppo questo non è stato possibile visto i limiti che avevamo inerenti modifiche più complesse e per budget. Per la seconda giornata si è ritenuto opportuno effettuare dei piccoli accorgimenti quale quello di inserire più rami secchi sulle pareti, modificare l’orientamento degli abiti, spostare di poco la posizione di due sculture, inserire un ulteriore dipinto, mettere della musica soft-ambient tramite un piccolo stereo e spostare il tavolo in una posizione decentralizzata. Per quest’ultima serata la mostra ha registrato ancora più visitatori. Alla fine della serata e quindi al termine della mostra, sono state effettuate da tutti i membri di EUnity ed Arteide presenti le operazioni di smantellamento dell’esposizione, cleaning della chiesa al fine di riportare la chiesa dell’Annunziata nello stato in cui è stata consegnata.

 

Da non dimenticare che anche l’allestimento della strada su cui affacciava la chiesa, era di nostra competenza. Sono stati quindi posti dei nastri che richiamassero i colori di EUnity dai colori bianco-blu, apposti gentilmente con scale grazie ai membri della pro loco. Per concludere un grande origami a forma di stella è stato posizionato sotto la volta ogivale del campanile che funge da ingresso alla piazza del borgo e che non solo richiamava uno dei simboli del logo del progetto europeo (la stella), ma essendo stata dipinta d’oro sfumato, rifletteva la luce dei faretti circostanti richiamando l’attenzione dei passanti.

 

Nonostante i problemi avuti, la lontananza dal luogo e i presupposti, la mostra può definirsi ampiamente riuscita sia come diffusione del tema che come progetto innovativo, capace di richiamare l’attenzione dei visitatori e degli organizzatori stessi che si sono impegnati a migliorare sempre più alimentando la collaborazione tra gli esperti e i partecipanti al progetto.

Un evento che ha una propria importanza ma che intrinsecamente è stata capace di creare coesione tra persone che non si conoscevano ma tutti con lo stesso obiettivo: la diffusione della cultura attraverso l’arte, lo sviluppo di competenze trasversali per i partecipanti ad un costo bassissimo. In quest’ottica gli obiettivi di EUnity sono stati ampiamente raggiunti.

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